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scolare ed il maestro; imperocché né io sono attualmente scolare di lui, né egli è mio precettore, essendo ben quindici anni ch’io sono uscito della sua scuola, ed egli, come dice piú abbas so, piú non sarebbesi ricordato di me, «se il catalogo de’ suoi scolari dell’anno 1745 non gliene avesse fatto risovvenire l’idea». Voi vedete però ch’ei non sarebbe tenuto a sostenere quest’autoritá di maestro con me, che piú non vo ad apprendere da lui, «anzi pretendo», com’ei dice, «di avere senno da vendere altrui e da soperchiare i dottori»; e che perciò, se gli piace e se il suo naturale il comporta, potrebbe ottimamente parlarmi, non dico «con quella sommissione», ma almeno «con quella riverenza» che userebbe nel rispondermi, se avessi celato il titolo di scolare. Supposto nondimeno per vero ch’io sia attualmente suo scolare ed egli attualmente mio maestro, osservate, di grazia, quale consequenza egli ne trae. Non altra che questa, se non che egli non sa «a qual fine riuscirá la faccenda», e ch’egli non potrá parlarmi «con sommissione e riverenza», e che ciò gli «dee dare qualche sicurtá nel proferire i suoi, sentimenti». Ed ecco come, in mezzo al bollore della sua passione ed alla fretta del suo scrivere, gli è pur rimasto qualche intervallo da fare l’apologiá alle incivili punture, delle quali avea meditato di servirsi poi meco, quasi che il pubblico precettore non fosse tenuto a trattar modestamente e riverentemente co’ suoi stessi scolari, i quali rappresentano la crescente e giovane cittá; e che gli fosse lecito di usare con esso loro que’ medesimi termini inconvenienti, de’ quali voi vedrete essersi lui servito con me in questa sua lettera; e quasi che l’urbanitá, la modestia, il rispetto non fossero i veri mezzi da sostenere «l’autoritá di maestro», e di conseguire stima e venerazione da’ propri scolari. Voi avrete notato di sopra come il padre Branda ha detto che «il titolo di scolare a me fa poco onore». Se egli intende di voler dire, con ciò, che l’essermi io dichiarato suo scolare mi fa poco onore, io lodo la sua modestia; ma gli torno a confermare sinceramente che io mi compiacerò sempre d’esserlo stato. Che se a lui pare che il protestarmi suo scolaro mentre