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che costrignessero il Parini a tacere; il che sarebbe l’unico suo desiderio, non bramando egli altro piú che di veder comparire innocente di ciò, di cui viene accusato, il sempre e ad ogni modo stimatissimo suo maestro. Peraltro il Parini si crede in obbligo di avvertire frattanto i! pubblico di alcune cose, per dichiarare la propria schiettezza ed onestá, e per non defraudare il padre della dovuta lode. I. Confessa ingenuamente di non aver veduto giammai veruno autentico attestato intorno alla vita o alla morte del padre Bandiera, benché egli abbia affermata la morte di lui, indotto dalla comune voce, che ne fu sparsa per Milano anche dalle persone, ch’erano piú tenute a saperne il vero, e nata forse dalla gravissima malattia che dicesi avere il padre Bandiera poc’anzi sofferta, e dalla quale non si è per anco perfettamente riavuto. Però il Parini è in obbligo di render vivissime grazie al padre Branda della notizia recatagli della vita di questo scrittore, la quale desidera sinceramente che sia lunga e felice a vantaggio delle buone lettere, a gloria di questo secolo e del suo nome: e tanto piú il desidera, quanto che egli stima moltissimo il padre Bandiera, siccome lo ha dichiarato apertamente, e in piú luoghi, nella sua lettera diretta all’abate Soresi, e che il pubblico può vedere, perocché essa è stampata. II. Confessa ancora ingenuamente d’esser nato da poveri, ma onesti parenti nella terra di Bosisio, pieve d’Incino, nel ducato di Milano, non volendo egli defraudare il padre dell’onore ch’ei merita per la sua somma diligenza nell’indagare le origini e le patrie degli scrittori del nostro secolo. Spera nondimeno che il padre, consultando qualche perito ed esaminando la cosa a mente piú chiara, si persuaderá che chi è nato nel nostro ducato può assumere legittimamente il titolo di «milanese», per lasciare ora da parte i diritti dell’origine, dell’abitazione ed altri, da’ quali molto dipende la decisione in questa materia. III. Consolasi assaissimo, perché il padre, in questo suo ultimo Discorso , non abbia negato le lodi e gli elogi ch’egli ha stimato convenirsi alla sua patria, cioè Milano, chiamandola a