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nel secondo a quella sola della plebe, che si studia, e finalmente a coloro che la studiano; e cosí vi andate rintanando per non essere còlto. Ma via! sia pur vero che voi abbiate biasimato solamente il linguaggio della plebe nostra, come andate dicendo ne! secondo dialogo. Tenete però voi in si piccolo conto questa lingua, che meriti d’esser chiamata, anche in presenza di chi la parla, lingua d’oca, lingua sgraziata, goffa, fetente, unta, lercia, scipita, disadatta? Questo linguaggio anzi della plebe, che voi nel secondo dialogo volete aver solo biasimato, questo anzi è il vero e piú puro linguaggio milanese, e quello per conseguenza che meno dovrebbe meritarsi le vostre derisioni. Le lingue, come voi medesimo a me potete insegnare, sono tutte indifferenti per riguardo alla intrinseca bruttezza o beitá loro. Le voci, onde ciascuna è composta, sono state somministrate agli uomini dalla necessitá di spiegare e comunicarsi vicendevolmente i pensieri dello animo loro; e la natura, a misura che negli uomini sono cresciute le idee, ha dato loro segni da poterle esprimere al di fuori : onde nasce che ciascuna lingua è abbastanza perfetta, qualora non manchino ad essa quelle voci, che si richieggono a potere spiegare ciascuna idea di colui che le parla. Ciò che fa creder superiore una lingua ad un’altra si è la maggiore abbondanza de’ vocaboli propri d’una sola cosa, i quali servono alla diversitá degli stili ; ed oltre a questo la maggiore universalitá di essa lingua, nata da vari accidenti naturali, politici e morali, la quale serve alla maggior copia degli scrittori. Queste ed altre accidentali superioritá d’una lingua fanno ch’essa domini sopra le altre piú ristrette e che non hanno tant’abbondanza o, dirò meglio, lusso di vocaboli. Queste si chiamano «dialetti», e vivono entro ai termini di ciascuna cittá o piccolo tratto di paese; laddove le altre, che perciò si chiamano «dominanti», stendonsi piú largamente, e nelle bocche e negli scritti delle persone piú colte di ciascun regno o provincia. Ciascun dialetto tanto si reputa piú puro, e perciò tanto piú bello, quanto piú scevero si mantiene dalle voci forestiere, che perciò si chiamano «barbare», e insomma da tutte