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oramai per tutta Milano, e fuori ancora, sparsi contra di voi ; e, benché voi ne abbiate giá toccato parte nel secondo vostro dialogo, lasciate ch’io mi adoperi di porli in quella vera luce e veduta, che si conviene alla loro natura. Dicesi per tanto che, siccome tutto ciò che voi ponete in bocca a’ vostri interlocutori debbesi intendere come immediatamente detto da voi, cosí voi, e non essi, avete fatto ingiuria alla nostra nazione, faccendo tanti odiosi paragoni tra la Lombardia e la Toscana! 1 ). Ouerelansi che voi anteponghiate le colline, i boschi e le siepi di colá non solamente alle nostre ville, qualunque sieno, ma eziandio alle piú magnifiche tra esse ( 2t ; che voi facciate maggior conto del solo Lungarno che di tutte le bellissime e ricche cittá della Lombardia, sotto al qual nome ben sapete quante, secondo la geografia, ne possano esser comprese 4); che, ragionando della influenza che l’aria può avere sopra gl’ingegni degli uomini, abbiate parlato con troppo disprezzo de’ nostri contadini piú vicini alla cittá, e sceltigli e individuati senza necessitá per odioso esempio, e beffatigli amaramente e con motteggi, che male starebbero anche sulle lor lingue meno colte e meno ingentilite; e ciò solo perché essi, senza lor colpa, nacquero in aere men puro e meno salubre 4 ). Dolgonsi che nella stessa guisa e peggio voi abbiate trattato coloro che servono nelle nostre case, cosí nelle piú basse occupazioni come nelle oneste e liberali, biasimando, tacitamente e a un tempo medesimo, essi come inetti e ribaldi, e i loro signori come balordi ed imprudenti (5). Sono incolleriti con voi cosí tutti i nostri fanciulli come le nostre donne generalmente, che, poste da voi tutte quante in un mazzo e senza veruna distinzione, avete e gli uni e le altre di gran lunga posposto a’ fanciulli ed alle donne di Toscana, quasi che colá solamente regnasse lo spirito, (1) Dialogo I, pagina 6. (2) D. I, p. 2. (3) D. I, p. 12. \AÌ D. I, pp. 9 . I 5 - (5) D. I, pp. 12, 13.