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merito in altro non consiste fuorché in una foggia di parlare diversa dal linguaggio comune. Ora oserò io sperare di potere far si che, l’una di queste due parti scendendo alquanto, e l’altra alquanto salendo, s’incontrino in un giusto mezzo, che colla ragione consenta e colla veritá? Io non credo di poter ciò meglio ottenere che coll’esaminare per poco in che consista la poesia. E, per lasciare da un lato le dispute che si sono fatte per definire quest’arte, io credo, appoggiandomi all’autoritá de’ migliori maestri, esser la poesia l’arte d’imitare o di dipingere in versi le cose in modo, che sien mossi gli affetti di chi legge od ascolta, acciocché ne nasca diletto. Questo è il principal fine della poesia, e di qui ha avuto cominciamento. Da questa definizione appare che l’arte poetica non è giá cosi vana come vogliono i suoi nemici; i quali, se questa vogliono condannare, condannar debbono egualmente la musica, la pittura, la statuaria e le altre consimili arti di puro diletto, le quali presso tutte le colte genti in sommo pregio si tengono, e per le quali mille valenti artefici si sono renduti immortali. Ma chi ben considera filosoficamente quest’arte e la natura del cuore umano, ben tosto s’avvede che non dall’opinione degli uomini, ma da fisiche sorgenti deriva quel piacere che dal poeta ci vien ministrato. Per rimanere convinto di ciò, egli è mestieri di prima riflettere a quanto sono per dire. Tutte le arti, che sono di un’assoluta necessitá al viver dell’uomo, sono state comuni ad ogni tempo e ad ogni nazione, come sono l’agricoltura e la caccia. Ma, perciocché l’uomo non solo ama di vivere, ma eziandio di vivere lietamente, cosí non è stato pago di aver ciò solamente che il mantiene, ma ha procurato ancora ciò che il diletta. Adunque non solo le arti che sono assolutamente necessarie, ma quelle ancora che per loro natura e non per la sola opinione vagliono a dilettarci, sono state in ogni tempo comuni a tutte le genti, e si dee dire che queste, perciò appunto che sono state sempre comuni ad ogni popolo, non per l’opinione che