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il giusto valor di ciascuna, distinguendo tra le necessarie e Ir utili, tra le utili e le dilettevoli e tra le dilettevoli e le soverchie. La poesia medesima, della quale ho determinato ora di brevemente parlare, ha nuovi lumi acquistati dallo spirito filosofico; e, comeciié abbia per una parte perduti i pomposi titoli che non solo i poeti, ma i maggiori filosofi ancora donati le aveano, di «celeste»,di «divina» e di «maestra di tutte le cose»,ha nondimeno ricevuto dall’altra un merito meno elevato, a dir vero, ma piú solido e piú certo. Questo vero merito della poesia piacemi che sia il soggetto del presente discorso, che conterrá alcune mie riflessioni, le quali giudicherò meritar qualche cosa, qualora vengano accompagnate dalla vostra sincera approvazione. In due schiere partisco io la maggior parte di coloro che sogliono giudicare della poesia. Altri sono certi facitori di versi o sia misuratori di parole, i quali si tosto che sono giunti a scriver quattordici righe di undici sillabe per ciascuna, e le cui desinenze si corrispondano, alternando, con egual suono, cosi si persuadono d’essere arrivati ne’ piú intimi penetrali di quella spelonca lá dove Apollo diventò profeta. Allora è che costoro, ringalluzzandosi, e di versificatori credendosi divenuti veramenti poeti, cosí fanatici si dimostrano per amore della poesia, che null’arte stimano potersi accostare a quella, non che paragonare. A questi debbono accompagnarsi alcuni altri, i quali, essendo pur di qualche mezzano valore in quest’arte, di buona fede sono persuasi dell’eccellenza ed importanza di essa, e ragionano di que’ lor sonetti e di quelle lor canzoncine, non giá in maniera di passatempo, ma con quella gravitá che altri discorrerebbe del piano di una campagna o della spedizione d’una colonia. L’altra parte di coloro, che sogliono dar giudizio sopra la poesia, son quelli, che, applicati essendo ad alcuna delle scienze o delle arti piú utili, con troppa severitá condannano questa e tengonla a vile, come quella che punto non serve agli umani bisogni, ch’ è un vano trattenimento di gente oziosa, e il cui