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avvertenze dobbiam camminare per usarla ragionevolmente nel nostro tempo. A questo fine conviene osservare alcune cose che debbonci servir di regola nella nostra intrapresa. Prima di tutto fa d’uopo avvertire che altra cosa è il parlar famigliarmente e privatamente, altra cosa è il parlare e lo scrivere in pubblico. Ciascuna delle nazioni, che fino a noi hanno avuta cognizione di lettere, si è servita di due parlari nel comune linguaggio, i quali, sebbene di molto vicini ed analoghi fra sé, e come due rami provenienti dallo stesso tronco, pure sono abbastanza dissimili, ed in molti vocaboli e nelle frasi e nella terminazione e nella pronuncia e in tali altre cose, tanto da formarne quasi due specie diverse. La greca lingua, nel tempo della sua perfezione, era distinta in diversi dialetti, vale a dire in tanti linguaggi diversi fra loro per molti accidenti, ma, con tutto ciò, nella loro essenza riferentisiad una lingua comune, che generalmente chiamavasi «greca». Gli scrittori della Grecia affettarono alle volte di scrivere ne’ particolari dialetti delle principali province ov’essi eran nati. Alcun di loro eziandio affettò di mescolare piú dialetti nelle sue scritture, come si dice di Omero. Gli autori eccellenti, che ogni diversa provincia ebbe, fecero si che ciascuno de’ medesimi principali dialetti sali al grado di lingua nobile non solo rispetto ad una particolare provincia, ma rispetto eziandio a tutta la Grecia. Non è perciò che la lingua che usavasi dagli scrittori fosse in tutto la medesima che il popolo parlava neU’una o nell’altra parte della Grecia. Poiché il popolo, come ci pare d’avere altrove toccato, è sospinto a favellare dalla sua presente necessitá, cosí non ha tempo di pesare ogni momento la precisa proprietá di ciascun vocabolo o di ciascuna frase, né d’applicarli con quella esatta significazione colla quale sono entrati nella lingua; ond’è che per abuso li trae a significare o piú o meno o diversamente da quel che prima faceva. Il popolo parimenti, coll’uso momentaneo de’ vocaboli nel favellare, ne corrompe e ne cangia la materiale costituzione, trasportandone, invertendone, cangiandone le lettere e stroncandone le sillabe; talvolta, o per