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di chiamarla «volgare». Quindi sorsero le crudeli guerre grammaticali, nelle quali i furiosi paladini della lingua stillarono ridicolosamente piú di cervello e d’inchiostro che di sangue. Di tali cose noi abbiam voluto parlare solamente per avvertire che opera perduta sarebbe il leggere con troppa premura gli scritti di quel tempo in proposito di tale quistione, quando giá non si facesse per apprendere dagli altrui trasporti a meglio governarci nelle dispute letterarie, e a non intraprenderne mai sopra soggetti cosí inutili e di nessun momento. Ben è vero che siccome vari buoni scrittori, e massimamente toscani, condotti dalla passione, entrarono in simile disputa, cosí molte utili cose si ritrovano nelle opere loro, che assottigliar possono l’ingegno alla buona critica, cd avvezzarci all’acutezza ed alla vivacitá de’ motti e delle risposte, le quali, innocentemente, gentilmente e moderatamente usate a proporzione delle materie, sono l’anima dello scrivere apologetico. L’uso finalmente, il quale d’ordinario supplisce a quello che non fa la ragione, pose termine ad una disputa cosí vana, e in progresso di tempo gli stessi fiorentini, e a nome loro l’accademia della Crusca, non ebbero difficoltá di ricevere e far testo della lingua scrittori eccellenti della nazione italiana, benché non toscani, giudicando quello che è in fatti, cioè che le lingue nobili sono formate spezialmente dal concorso degli scrittori; e cosí si potè senza pericolo, come ora si usa, chiamare «italiana» la lingua comune degli scrittori italiani. Contemporaneo al Bembo fu Iacopo Sannazaro, eccellente scrittore latino ed italiano, di cui è celebre V Arcadia, scritta in volgare, il poema De parta Virginis e l’egloghe pescatorie, scritte in verso latino. Séguita Ludovico Ariosto, di cui son famosi l’ Orlando furioso, le commedie, le satire, le elegie ed altri componimenti italiani, oltre i latini. Chi crederebbe che noi volessimo proporre Lionardo da Vinci fra gli autori di lingua? Eppure le opere di questo toscano, grande letterato, insigne pittore e singolare meccanico, meritano d’esser lette, perché, in uno colla proprietá de’ termini attinenti