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che non fanno quelle degli altri sopra il nostro cuore; e perciò è troppo facile che nell’uso dell’arte si oltrepassino que’ confini, dentro i quali all’artefice conviene di stare per conseguire il suo intento. Eccoci alla perfine giunti a quell’estremo grado al quale pervennero le belle arti, le quali si andarono via via perfezionando fra le mani industriose dell’uomo. Toccammo fino sul principio delle nostre lezioni che l’uomo, sempre avido di nuovi piaceri e desioso di rivolger tutta la natura a proprio vantaggio, cercò d’eccitare in se medesimo con una unitá d’impressione il maggior numero di sensazioni piacevoli che a lui fosse possibile. Quindi è che, non contento di servirsi a tal fine del mezzo d’un’arte sola, pensò anche a congiugnerle insieme, di modo che varie di esse, dirette nello stesso tempo a un punto solo, cospirassero tutte unite ad una sola intenzione, e producessero il massimo de’ piaceri che far si possa per via dell’arte. Osserviamo ancora per poco il corso dell’universale ingegno umano; e veggiamo come, di mano in mano che esso inventa le belle arti, le vada pur componendo sempre allo stesso fine di produrre con un solo oggetto la maggior quantitá di piacere possibile. Comincia l’uomo a fare uso del canto, ossia che a ciò sia inclinato dalla natura, come molti degli animali, ossia che, essendo egli dotato d’una sorprendente attitudine all’imitare, prenda ad imitare alcuni di questi, e massimamente gli uccelli: comincia, dissi, a fare uso del canto, e, non bastandogli la melodia d’una sola voce, passa a sentir successivamente le diverse melodie di diverse voci, e cosí ha campo di paragonar fra esse e di giudicare. Ma l’uomo non vuole soltanto, per quanto è da lui, passar di piacere in piacere; vuole inoltre provarne vari contemporaneamente, e formar di vari oggetti una sola impressione; ed ecco perciò che egli passa a raccoglier piú voci insieme; e, non abbandonando il piacere che gli risulta dalla successione regolare de’ suoni in una sola voce, la qual successione chiamasi «melodia», ne crea un altro resultante dall’accordo di due o piú voci, che muovono con lo stesso tempo sotto alla medesima regolar successione, e formano l’armonia,