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da una religione di pace, come siam noi. Ecco perché, ne’ tempi ignoranti e superstiziosi, neppure la nostra religione bastava a reprimer la moltitudine che accorreva allo spettacolo de’ tornei. I pericoli e i mali delle bestie, per la somiglianza e per la relazione che esse hanno con noi, sono pure atti, benché in minor grado, a commoverci l’animo ed a tenerci occupati; quindi è che presso vari popoli si sono amati e si amano ancora i combattimenti di esse. Sebbene le nazioni e le classi degli uomini siano assai diverse fra loro, cosí nella maniera del pensare, come anche in quella del sentire, e ciò massimamente in grazia delle opinioni varie introdotte fra essi, e della educazione avuta, e delle abituazioni contratte, tutte nondimeno convengono in un punto, cioè che tutte sono commosse allo spettacolo de’ dolori o delle passioni che si presentano in altrui. La quale commozione, che segue negli spettatori, riesce o dolorosa o piacevole secondo i gradi a cui essa arriva, sia per la forza dell’oggetto che opera, sia per la natura, per l’abito o per la condizione dell’animo che sente. Ma, siccome gli uomini sperimentarono che i mali fisici o morali presentati realmente in altrui, sebbene eccitassero, comunemente parlando, qualche sensazione piacevole, pure ne eccitavano allo stesso tempo molte altre che erano ingrate e dolorose, e che coprivano interamente la piacevole, cosí tardarono assai, poco durarono, e finalmente lasciarono di adoperare realmente questa sorta di oggetti per uso delle belle arti. E nondimeno, poiché esse belle arti avevano trovato anche in questa sorta di oggetti un nuovo mezzo ed un nuovo stromento con cui eccitare nel nostro animo delle gradevoli sensazioni, cosi pensarono di servirsene, temperandoli in modo che tutte le sensazioni dispiacevoli fossero tolte, e rimanessero le piacevoli solamente. Ciò fu eseguito per mezzo della imitazione, la quale, risparmiando di presentarci gli oggetti reali, ci presentò soltanto le immagini di essi; di modo che, senza togliere affatto, venne però a diminuire notabilmente la commozione dell’animo nostro, ed a ridurla fino a quel grado che fosse puro piacere e non dolore. D’altra parte, per mezzo della imitazione, furono