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gli eccellenti esemplari dell’eloquenza e della poesia, ben conosciuti e gustati nello studio delle belle lettere, servono anche mirabilmente a risvegliare il genio ed a promovere ed a mantenere il bongusto nelle altre arti. Posso io adunque sperare che, mentre, per eseguire i doveri del mio instituto, chiamerò la gioventú milanese allo studio de’ grandi originali, e mostrerò i principi e i dettami del bongusto, avvezzandola e ammaestrandola a ben sentire, a ben giudicare, a ben condursi nelle opere di lettere, verrò nel medesimo tempo a giovare all’architettura, alla scultura, alla pittura ed a quante altre arti dilettano per mezzo de’ sensi il nostro spirito e vengono sotto al titolo di «belle». Ma fra quali confini si chiuderanno le mie instituzioni di belle lettere? su quali materie verseranno singolarmente? con quale ordine saranno distribuite? I principi universali del bongusto, applicabili a tutte le belle arti, fondati sopra la natura, autenticati dalla pratica degli autori eccellenti e promulgati dagl’insigni maestri; questi principi medesimi, applicabili particolarmente a tutta l’arte del dire, presa nella sua massima estensione; le opere eccellenti degli scrittori considerate conte eccitanti nell’anima nostra il sentimento del bello; le osservazioni fatte sopra le dette opere; le regole assolute o relative resultanti da queste osservazioni; l’erudizione, finalmente, che alle dette opere si riferisce, siccome formano, cred’io, tutta la materia delle belle lettere, cosí formeranno tutta l’occupazione del mio corso biennale. Ma, poiché si tratta non solamente di comunicar delle idee alla gioventú, né solamente di condurla a riflettere, come il filosofo farebbe; ma si tratta massimamente d’eccitarne il genio, e di guidarla a bene operare nella materia medesima: però sará debito del mio instituto d’assister continuamente la tradizione de’ grandi principi e degl’importanti precetti con gli esempi piú vivi e piú caratteristici degli eccellenti scrittori; avendo gl’insigni esempi, piú che ogni altra cosa, non meno nelle opere dell’ingegno che nella morale, una facoltá predominante d’impellere e di abilitare, anche non volendo, alla pratica ed all’esercizio. Gli scrittori, che io produrrò per esemplari, non saranno altri che gli eccellenti,