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poter con veritá asserire che prima che Pisistrato, grandissimo amatore delle belle lettere, rendesse celebri le opere d’Omero, l’architettura, la scultura e la pittura massimamente non meritavano il titolo di «belle arti» fra i greci; che subito di poi gli artisti, quasi a gara, si diedero allo studio d’Omero; e che in un secolo solo immediatamente successo a Pisistrato vi salirono le arti a quell’estremo grado di perfezione, che, quantunque prevenuti per l’etá nostra, noi non possiamo a meno di non ammirare e di non seguir tuttavia per modello. La presentazione adunque de’ grandi esemplari della poesia d’Omero fu potentissima e memoranda tra le altre cagioni e naturali e politiche, che produssero un cosí repentino ingrandimento delle arti fra i greci. I fanciulli, al dir di Senofonte, appresero a mente i versi d’Omero; il giovane pensò grandemente come il poeta; si elevò l’anima di lui, trasfuse questa elevazione nelle opere, fece delle cose grandi, e fu ben presto annoverato fra i primi uomini della nazione. Cosí la tragedia, passata essendo dal carro narrativo di Tespi a pigliare il movimento e la forma dell’azione con Eschilo, divenne in un baleno grande, sublime e perfetta con Sofocle. Cosí le altre arti dall’arida e muta copia si sollevarono repentinamente alla grande, alla bella imitazione; e, con Fidia, con Policleto, con Alcamene, espressero sublimemente la facile armonia della natura, i caratteri e le passioni degli uomini, e, quello che è lo sforzo maggiore della fantasia, la stessa inalterabile tranquillitá degli dèi. Ma che accade piú insistere sull’esempio della Grecia, se, in tutte l’etá e in tutte le nazioni ch’ebbero una volta la gloria d’esser visitate dal genio delle belle arti, corsero innanzi, quasi a preparargli la via, lo studio ed il bongusto delle lettere, vale a dire la conoscenza e l’osservazione de’ grandi esemplari in genere d’eloquenza e di poesia? e se, cosí tosto e dovunque venne a mancar questa luce, decadde immediatamente anche la grandezza e la gloria delle altre arti? Cacciato dalle armi straniere, fugge dalla Grecia il pacifico genio delle arti, e si ricovera in Egitto alla superba corte de’ Tolomei, dove Teocrito e Callimaco stanno preparando il bon-