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III VARIA i. Sulla «Coltivazione de’ monti» dell’abate Lorenzi Il poema Della coltivazione de’ monti sará d’ora innanzi uno de’ piú nobili poemi della nostra lingua. Rettitudine di pensare, buona fisica, buona filosofia; feconditá di pensieri gentili, nobili, acuti, talvolta grandi; ricchezza d’immagini, di comparazioni, di traslati e similitudini; disinvoltura, energia, felicitá, novitá d’espressioni; nobiltá, eleganza, grazie, proprietá, abbondanza quasi perpetua di termini e di frasi; facilitá ed armonia di versi; precisione, brevitá, rapiditá, calore poetico nel tutto; scelta d’oggetti, carattere ed evidenza di pitture nelle parti ; descrizioni difficili perfettamente eseguite; alcune digressioni felici nel patetico innocente e virtuoso; alcuni episodi eccellenti; alcune sentenze utilmente luminose, e mille altri pregi insomma renderanno questo poema classico nella poesia italiana, e faranno vedere che la nostra nazione può vantare anche oggidí tre o quattro poeti veri e degni d’essere agguagliati agli antichi. Quanto avrei desiderato che l’autore avesse piú precisamente osservato che il suo soggetto è la coltivazione de’ monti! In tal caso, cred’io, si sarebbe egli meglio attenuto o alla cosa o al modo, che doveva esser proprio di lui, divagandosi meno sopra il genere, e meno perciò coincidendo con gli altri illustri poeti che hanno trattate simili materie. Quanto mi compiacerebbe ch’egli avesse riflettuto che gli argomenti di questa sorta sono un pretesto per la bella poesia, anzi che il fine assoluto di essa! che, quando si vuole istruire, convien trattar pienamente, direttamente e semplicemente il proprio soggetto, tendendo immediatamente all’utile; e che al contrario, quando si