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asseverar con ogni certezza che egli non si diede mai pace, finché non ottenne stabile collocamento ad un miserabile, che, dopo aver tentato ogni via disonorevole e calunniosa di pregiudicargli notabilmente, non seppe come espiar meglio il commesso delitto, che col render giustizia alla magnanimitá del suo rivale, raccomandandosi all’intercessione di lui. Son troppo note, per vergogna di chi le scrisse, le calunnie e le maldicenze dirette, non al pubblico scrittore, ma alla privata persona del Tanzi, e stampate in occasione della disputa letteraria di cui parlammo di sopra. Non passò forse un anno, che gli stessi suoi avversari gli offerirono la piú comoda occasione di vendetta e di riso che si vedesse mai; ma egli, trattandosi di cosa che noi riguardava, sdegnò d’abbracciarla, e non credette conveniente a un animo generoso valersi della presente debolezza de’ suoi avversari per vendicarsi delle giá ricevute offese. Chi è facile all’ira odia difficilmente. Il Tanzi, assai dilicato di senso e di cuore ben fatto, andò in collera facilmente, ma non odiò mai nessuno. Solo portò l’amicizia ad un difetto, sdegnandosi talvolta con quelli che non erano partigiani de’suoi amici; ma egli è una disgrazia degli uomini che si pochi di quelli che si chiamano «amici» abbiano un simil difetto. Tale fu il carattere di Carl’Antonio Tanzi, ch’egli non ismenti giammai fino all’ultimo momento della sua vita. Fu paziente e coraggioso in tutto il lunghissimo corso della sua malattia: mori pieno di rassegnazione, di fortezza e di que’ sentimenti religiosi, che aveva sempre dimostrati vivendo, scevri d’ogni debolezza e superstizione. Gli amici lo assistettero fino agli estremi, e, per quanto fu loro possibile, l’onorarono dopo morte (’). Non lasciò altro morendo (i) Furono onorate l’esequie del Tanzi dall’intervento degli accademici Trasformati e di molta quantitá di persone che lo stimavano per conoscenza o per fama. Gli fu posta un’iscrizione in onore de’suoi costumi e del suo talento Nell’accademia de’ Trasformati, di cui era segretario perpetuo, fu recitata in lode di lui un’orazione funebre dall’abate Pier Domenico Soresi, e una poesia in lingua milanese, tutta piena di sentimento e di passione, dal signor Domenico Balestrieri; e i letterali bresciani, oltre avergli, mentre viveva, dedicate delle loro opere, pubblicarono, dopo la sua morte, un foglio volante, contenente, in un breve elogio di lui, le piú tenere e sincere espressioni dell’amicizia, della stima, della riconoscenza e del dolore.