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Quali punti di storia intricatissimi, onde non hanno potuto scapestrarsi i piú fini critici, non si spiegano egli e non si dilucidano in questo libro? Chi avrebbe inai creduto prima d’ora che i giganti colle gigantesse generassero gl’iperboloni, e che l’iperbole fosse un mostro piú stravagante e piú bestiale d’una sfinge, d’un’arpia, d’una chimera, perciocché oltrepassa in ismisuratezza ogni altra cosa, e, qualora non giugne ad agguagliarla, si contenta di sopravanzarla? Eppure queste cose chi le ha trovate, «se non se» lo sperticato ingegno del nostro autore? Infino all’arte del soffiare egli c’insegna in questo libro; e per mezzo di essa egli è giunti» a scoprire quel grande trovato di scavar l’olio e il grasso dalle lingue, che si parlano. Ma non ti creder perciò, o lettor mio dabbene, che l’autore vada a questa guisa tuttavia sulle cime degli alberi. Egli non isdegna anco di scendere dall’altitudine della sua sottilitá per accomodarsi alla grossezza e all’ idiotaggine degli «zughi», de’ «gabbiani», de’ «balordi», degli «stolidi», de’ «pecoroni»; sicché è una maraviglia il fatto suo. Vuoi tu altro? Se ti bisogna di andare in lettica, ei t’insegna a scegliere i migliori muli; e se tu se’, per mo’ di dire, o medico o vetturale, e che tu abbi qualche carogna di mula a vendere, ei ti mostra come tu debbi farne il panegirico, per adescare il compratore. Ti diletti tu dello uccellare? Non ci è ragna, laccio o, come direbbe l’autore, «galappio», che tu non possi apprender da questo libro. Ma che accade piú dire? Né Platone mai, né Aristotile stagirita ti potrebbono esser tanto utili quanto l’autore di esso. (Ili è vero che tu da te solo non avresti potuto navigar cosi agevolmente questo grande oceano dell’onniscibilitá, se non ci fosse stato chi, avido di trovar ricchezze di dottrina e di scoprirle a beneficio altrui, imbarcato non si fosse e postovisi a pescar dentro, come hanno fatto coloro che, secondo la loro possa, ci si son messi attorno, ed hanno questo libro arricchito delle annotazioni, delle quali tu vedrai tuttavia accompagnato il testo. Non ti potresti a niun patto immaginare, o lettore, quanti sieno i pericoli, i travagli, le fatiche, le paure sofferte da costoro. Ti basti il dire che né il Colombo, né Amerigo Vespucci non ne sofferse tante. Oh, quante volte furono essi per affogare negl’inviluppati vortici de’ periodi, e quante inavvedutamente ruppero negli scogli di certe costruzioni in zoccoli! Mille volte trovaronsi in gola agli spaventevoli mostri delle strane parole; e mille altre, sorpresi dall’orribile