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che gli ha dato le piú sincere testimonianze della sua stima e venerazione? che non ha mostrato di credere che il padre Branda s’ingannasse od errasse in altro, fuorché in alcune cose di quel determinato dialogo Delta lingua toscana? che in ciò pure ha procurato di scusarlo, e di mettere con mille civili artifici un velo alla nuda veritá, perché meno disaggradevole gli sembrasse? Eppure il padre Branda, con quelle sue parole accennate di sopra, mi toglie ad un punto ogni abilitá nello scrivere, e mi caratterizza generalmente per un ignorante, che, invece di fare onore alla sua patria, può, col solo scrivere, vilipenderla ed oltraggiarla. Voi, o amico carissimo, a cui è noto qual concetto io abbia di me, ben vi avvedete ch’io, vie piú che deH’ofTesa a me fatta, dolgomi deH’olTesa che il padre Branda ha fatta a se stesso con simili fogge d’insulti. Prosegue poi a dire alla stessa pagina che, «se fossero vere le mie invenzioni, che per tanti capi i milanesi di lui si dolgano, l’olTesa da lui fatta sarebbe pubblica, pubblico sarebbe il giudizio; e perciò a nessuno de’ milanesi meno che a me toccherebbe, senza esserne richiesto da alcun ordine della cittá, a prender contro di lui l’accusa, e in favor di Milano il patrocinio». Ognun vede che, finché egli non abbia risposto, come finora non ha fatto, alle mie ragioni, stará sempre in vigore l’offesa ch’egli ha fatto generalmente alla nostra cittá, e in paiticolare ad alcune spezie e ad alcuni individui de’ nostri cittadini; e quelle, ch’io asserisco nella mia prima operetta, non si potranno giustamente chiamare «mie invenzioni». Nondimeno ha ragione il padre Branda di dire che a nessun altro de’ milanesi meno che a me toccherebbe, senza esserne richiesto, di prender il patrocinio elei la nostra cittá: il che vuol dire che ciascun altro potrebbe farlo; e perciò alcuni lo hanno fatto; e perciò anch’io l’ho fatto, che ho l’onore d’essere compreso nel corpo rispettabilissimo di essa. Ecco quale conseguenza, per lo padre Branda inopinata, ma giusta, si dee trarre dalla surriferita proposizione, ch’egli ha detta in proprio favore. Conciossiaché il caso viene appunto ad essere il medesimo, come se alcuno avesse imprudentemente