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come ribaldi delle insoffribili impertinenze da loro scritte? O credete ch’eglino avessero ardito di far ciò, se usciti fossero apertamente co’ loro nomi, come facciamo noi? Oh, quanto mi duole che il padre Branda abbia di simili fautori, i quali rendono ognor peggiore la sua causa, e lasciano luogo a temere ch’ei medesimo non si corrompa con simile genia d’amici, i quali hanno insieme accoppiato gli eccessi dell’ignoranza e della furfanteria! Io vorrei che costoro si smascherassero una volta, e non traessero piú il sasso nascondendo la mano, perché, quantunque ogni galantuomo debba vergognarsi di risponder loro, vorrei pure un tratto provarmi di render sensibile a tutto il mondo la costoro sciagurataggine, la quale nondimeno ha mosso tanto a nausea e ad indegnazione gli uomini savi ed onorati. Ma ritorniamo al padre Branda, il quale io spero che in avvenire si guarderá bene dall’imitare, neanche per inavvertenza e nella menoma cosa, questi vilissimi mascherati scrittori, capitali nemici della creanza, della ragione e della veritá. Egli séguita a dire, alla pagina 3 della sua lettera a me diretta, «che anche il mio nome, nella causa ch’io tratto, cista molto a disagio; e tanto è lontano che la patria, cioè Milano, debba sapermi grado della difesa ch’io mi vanto di prenderne, che anzi si ha da riputare da me, per tale opera, vilipesa ed oltraggiata. Imperocché, posto che fosse vero ciò ch’io ho segnato de’ suoi dialoghi, parrebb’egli che potesse fare onore a Milano l’avere in una causa di simil sorta per avvocato il signor abate Parini»? Vedete a quali eccessi un mal compresso sdegno trasporli il padre Branda! Io gli concedo volentieri che troppo cattivo avvocato io sarei della mia patria e che, s’ella avesse a scegliere, tutt’altri che me sceglierebbe in propria difesa. Ma non pertanto vi pare egli che convenga ad un civile uomo, coni’è il padre Branda, l’usare di simili termini, scrivendo ad un altro, che, per testimonio di tutte le piú sane persone, gli ha scritto contro quanto piú modestamente comportava la materia ch’egli avea per le mani? che non è giammai uscito de’ confini della quistione e del libro che n’era il soggetto? che non ha parlato se non delle cose che sono pubbliche al mondo? G. Parisi - 1 .