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nota 433


spiegherebbe, non solo la evidente trascuratezza della traduzione, ma anche la scorrezione della stampa. Quanto alla traduzione delle note, tutto fa credere che non sia opera del P.


II. I frammenti di traduzioni da Orazio si trovano nel ms. ambr. II i aut. Il R. li pubblicò in parte (III, 191-194), e tosto l’abate Francesco Venino (di Varenna sul lago di Como, 1737 1820) rivendicò come suoi i frammenti di traduzioni delle odi.

Il R. gli rispose dicendo che erano invece opera certa del P., perché si trovavano in un ms. autografo del poeta, insieme con frammenti di satire d’Orazio non tradotte dal Venino; e aggiunse che il P. aveva bensí visto e corretto da capo a fondo le tradu zioni di Orazio fatte dal Venino; ma dopo avere, per proprio esercizio, tradotte parecchie odi del venosino, tra cui anche quelle da lui fatte conoscere nella edizione delle Opere. Tuttavia il Ve nino insistè nella sua rivendicazione; e allora il R. confermò che si trattava proprio di lavoro del P. Si v. però A. Foresti (Una fonte di metri per il P., nel Mar zocco del 30 ottobre 1921), il quale crede che effettivamente il P. abbia solo ricopiato alcuni versi della traduzione del Venino, per ché gli piacquero i metri che poi, in parte, riprodusse nelle sue ultime odi (cfr. pure II Marzocco del 19 maggio 1929, «Spigo lando nel Marzocco»). In ogni caso resterebbe del P. la traduzione di un frammento della satira I, ix di Orazio, che nel ms. ci si presenta con cancellature e correzioni pure di mano del poeta.

E. Bellorini.