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per dispone. — Le correzioni eseguite sull’esemplare a stampa am brosiano sono: vv. 3-4: e il sacerdote oppresso e il popol pio — celò il decoro degli antiqui riti; 6-8: cadde il gran mostro che gli fea si arditi — e il popol sorse, e gli empi al suol natio — fé’ dell’orgo glio loro andar pentiti. — Il testo delle Notizie politiche e di Triv. corrisponde per le quartine a quello delle correzioni della stampa ambrosiana, ma le terzine sono alquanto diverse: Or Dio lodiam, che il tabernacol santo — e l’arca è salva, e si prepara il tempio — che poi dell’ tinto del Signor sia vanto: — ma de’ capi e de’padri il retto esempio — scenda ne’ figli, onde non torni e pianto — e sacrilegio e violenza e scempio. Le Notizie politiche (n. 67 del 23 agosto) dicono che il sonetto del Parini che la Soc. filarmonica pub blicherá pel solenne Te deum, è diverso da quello «dato fuori colle stampe in questi ultimi giorni» il quale «è una sconciatura atta solo a manifestare l’ignoranza e l’impertinenza di chi si è arrogata la facoltá di pubblicarlo»; e anche nell’opuscolo Lo spi rito dell’ab. Parini (1799, pp. 23-24) si riporta il sonetto come è nel foglio volante a stampa, e si avverte: «Questo sonetto si vide girar stampato per le mani di tutti quasi del tutto adulterato, prima ancora che fusse legittimamente pubblicato».

LXXVII. Mss. ambr. II 1 e 2 aut.; III 4, 5 e 8, Mor., Triv. Fu stampato in Ar. (1780), e Triv. informa che fu recitato nel l’Accademia dei Trasformati. Al v. 1, II x, III 5 e 8 e Ar. hanno i sei pianeti; ma in II 2 è giá corretto in a sé i come è poi in III 4.

LXXVIII. Mss. ambr. II 2, III 4 e 8, Triv. Quest’ultimo ci informa che fu recitato nella Accademia dei Trasformati.

LXXIX. Mss. ambr. II 1 aut., III 4 e 8. È probabile che sia stato composto per una seduta dei Trasformati.

LXXX-LXXXI-LXXXII. Ms. ambr. II 3 aut. Nel ms. vi è pure una parziale minuta autografa del primo sonetto (vv. 1-6): Nel di che la fatai tela fornita — ni ’avrá la Parca del mio stame avara, — a te mi raccomando, o Ver gin cara, — che sei la madre dell’eterna vita. — Quella che spesso è di tua luce uscita — grazia sopra di me, deh mi prepara. Vi è poi anche una diversa redazione delle terzine: E s’a lavar cotante opre mal fatte — invece delle lagrime ch’io piagno — furon quest’occhi miei finora asciutti, — or che molli di pianto grondan tutti, — io ti prego, le tergi col tuo latte, — Vergine, tu che sei il nostro bagno. Non è improbabile che questi sonetti sian stati preparati per una seduta accade mica.