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nota 415


Lucini Passalacqua, Como, Staurenghi, 1768. Si leggono pure nel ms. ambr. III 5, che deriva dalla stampa.

XXXIX. Mss. ambr. II 2 (aut.?), III 4 e 8. — Che si riferisca alla morte di Giuseppe Imbonati è accertato dai vv. 5-6 in cui si accenna alla malattia contemporanea del padre e del figlio. Si v. pure l’accenno al platano del v. io. Il co. Imbonati mori nel 1768 (12 luglio); e si vede che probabilmente il P., dopo aver scritto questo sonetto, lo scartò, per sostituirlo col seguente, pubblicato poi nel 1769.

XL. Dai Componimenti in morte del conte Giuseppe Maria Imbottati, Milano, Galeazzi, 1769. — Mss. ambr. II 1 aut., III 4, 8, 9. In III 8 ha erroneamente la data 1782.

XLI. Mss. ambr. II 2 aut., III 3, 4, 5, 8, A/or. — Che si rife risca all’entrata in Roma di Giuseppe II, nel 1769, ci è attestato dalle didascalie dei mss. II 2 e III 3.

XLII. Mss. ambr. II 2 ant., III 5, Triv., i quali ci indicano pure l’occasione per la quale il sonetto fu scritto.

XLIII. Da un foglio volante stampato a Milano, Galeazzi, 1770.

Per la decollazione di S. Giovanni Battista nella solenne festa ce lebrata il 29 agosto nell’insigne borgo di Busto Arsizio. — Non vi è nome di autore; ma nel ms. ambr. III 5 è detto «credesi di Parini * e nel ms. Triv. è posto tra altri componimenti pariniani. I due mss. derivano dalla stampa.

XLIV. Mss. ambr. III 3, 5, 8. — Che sia stato scritto per l’abo lizione dei gesuiti (Bolla di Clemente XIV del 21 luglio 1773) è attestato dai mss. e dal Reina; il Reina dice che vi ha chi dubita che il son. sia del P.; ma in III 3 è dato come di lui.

XLV. Stampato coi Sonetti di Caterina Dolfin Tiepolo in morte di Gio. Antonio Dolfin, Padova, Penada, 1777, e in Rime degli arcadi, Roma, Giunchi, 1780. Si trova pure nei mss. ambr. II 1, 2 aut., III 4, 8, Alor., Triv.

XLVI. Da un foglio volante: Solennizzandosi dalla pia associa zione della caritá cristiana a prò’ degli infermi eretta nella chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo la festa del suo protettore S. Luigi Gonzaga il giorno di domenica 31 agosto 1777- Milano, Bolzani, s. a. — Mss. ambr. III 5 e Triv. Nel foglio volante è firmato D. A. P. che fu interpretato dal trascrittore di III 5 come «dell’abate Pa rini», perché lo stile gli sembrò pariniano, sebbene egli stesso aggiunga che il sonetto fu «da alcuni creduto di don Antonio Perabò».