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nota 411


VII. Dalla pubblicazione fatta Celebrando il giorno 22 dicem bre 1754 la prima messa Jacopo Antonio Bajone. Milano, Sirtori, 1754. Si trova pure nei mss. ambr. III 5 e Triv., che derivano dalla stampa.

VIII. Pubblicato a Bologna, in un opuscolo nuziale nel 1755, ina poi ristampato dal P. stesso, insieme col capitolo ristampalo a p. 119 di questo voi., nel 1758 per le nozze di Rosa Giuliani con Gaetano Fiori (Milano, Agnelli, 1758), modificandone solo le terzine nel modo seguente:

     Amor sia teco, non quel vile ond’erra
spesso dolente il gregge e spesso audace
fa per l’aprico piano in fra sé guerra;
     ma quel che di due spirti un sol ne face,
onde un saggio si puote aver qui in terra
dal bel paese de l’eterna pace.

Questo secondo sonetto si trova, riprodotto dalla stampa, anche nei mss. ambr. III 1 e 5.

IX. Mss. ambr. III 5 e Triv., dove è detto che fu «recitato nell’Accademia dei Trasformati, in una corona di sonetti per la morte di F. S. Quadrio», avvenuta il 21 novembre 1756.

X. Dalla raccolta di Poetici componimenti umiliati all’ill. et ecc. sig. co. Girolamo Lion , Rovigo, Miazzi, 1757. Lo riporto dalla ed. Mazz. Dubito che nel v. 8 si debba leggere t’armasti e non l’armasti.

XI-XII. Dalle Poesie a donna Maria Serponti monaca candi data nell’insigne monastero di S. Agostino in P[orta] N[uova], Milano, tip. regia ducale, 1757» e nei mss. ambr. III 4 e 8 e Triv., che derivano dalla stampa. Nell ’Arch. stor. lomb., serie IV, anno XXXVIII, voi. XVI, p. 223 nota, si dice che il primo di questi sonetti, con un capoverso di poco differente (Vergin, ti chiudi or forte entro il romito) si trova anche in una raccolta di Poetici componimenti stampata nel 1756 per la monacazione di una Chiap pori; ma il Mazz. (dal quale traggo la notizia, p. lxxvjii) non riusci a trovarla.

XIII. Il ms. ambr. III 5, che ci conserva questo sonetto, dice che è tratto da una raccolta fatta a Pavia di Poetici componimenti per le vittorie riportate in Boemia dalle armi austriache sopra l’esercito prussiano l’anno 1757 , dove, a p. 32, si legge il sonetto.