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ii - ascanio in alba 25


Silvia. Numi! chi fia

piú di me fortunata? Oh Ascanio, oh sposo!
Dunque per te, mio bene,
l’amoroso desio
si raddoppia cosí dentro al cor mio?
Amo adunque il mio sposo
quando un bel volto adoro? Amo lui stesso
quando mille virtú pregio ed onoro?
Come è felice stato
quello d’un’alma fida
ove innocenza annida,
e non condanna amor!
Del viver suo beato
sempre contenta è l’alma:
e sempre in dolce calma
va sospirando il cor.
Aceste. Silvia, mira che il sole ornai s’avanza
oltre il meriggio. È tempo
che si prepari ognuno
ad accoglier la dea. Su via, pastori,
a coronarci andiam di frondi e fiori:
tu con altri pastor, Fauno, raccogli
vaghi rami e ghirlande; e qui le reca
onde sia il loco adorno
quanto si può per noi. Tu ancor prepara
parte de’ cari frutti, onde sull’ara
con le odorate gomme ardan votivo
sagrificio a la dea che a noi il dona.
Se questo di è festivo
ogni anno al suo gran nome, or che si deve,
quando si fausta a noi
reca il maggior de’ benefici suoi?
Coro. Venga de’ sommi eroi
venga il crescente onor.
Piú non s’involi a noi:
qui lo incateni Amor.
(partono tutti fuorché Ascanio)