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sonetti | 301 |
CXI
PER UN NUOVO VESCOVO
Signor, tra i fasti onde piú sorge altera,
vanta la fé di Cristo i tuoi grand’avi
che in remote contrade e in mezzo a gravi
onde e perigli la serbáro intera.
Ma da te, seme lor, quanto non spera,
poi che di sagra mitra il capo or gravi,
e il popol con gli esempi e co’ soavi
detti riduci a pietá saggia e vera?
Ah ben nascer dovea da tal radice
il nobil fiore, onde spirasse intorno
odor di santitá puro e felice,
or che di Cristo sul bell’orto adorno
funesta e di veleno apportatrice
aura si spande a fargli danno e scorno!
CXII
LA DUCHESSA SERBELLONI OTTOBONI
al figlio Gian Galeazzo che si trova a Roma.
Mentre fra le pompose urne e i trofei,
figlio, t’aggiri onde va il Tebro altero,
l’ombre forse vedrai de gli avi miei,
ch’ebber qui primi gradi o sommo impero.
Ah! se, ammirando i tuoi costumi bei,
di te mai chiede od Alessandro o Piero,
non celar la mia gloria; e di’ che sei
nato di me, lor sangue, in suol straniero:
e di’ ch’io non raccolsi altro che i danni
di loro alta fortuna, ond’ebbi assorto
in fiere doglie il cor molti e molt’anni;
ma che alfin, dal tuo amor guidata in porto,
io vivo; e dolce ho de i passati affanni,
sol ne la tua virtú, premio e conforto.