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viii - al canonico candido agudio 151


     Sono in un mare di miserie immerso;
se voi non siete il banco che m’aita,
30or or mi do per affogato e perso.
     Mai la mia bocca non sará piú ardita
di nulla domandarvi da qui avanti,
se andar me ne dovesse anco la vita.
     Ma per ora movetevi a’ miei pianti,
35abbiate or sol di me compassione,
dieci zecchini datemi in contanti.
     La casa vi darò per cauzione,
iuo ve l’obbligherò per istroinento,
e ve ne cederò ogni ragione.
     40Costi nella canonica sta drento
il Bellotti; egli stendane il contratto,
se siete di soccorrermi contento.
     Io ve la do e dono ad ogni patto,
purché quest’oggi verso me facciate
45quello che tante volte avete fatto.
     Mai non fui degno di tanta pietate,
mai non son stato in maggiore strettezza;
voi che il potete, fuora mi cavate.
     Giá che il cielo v’ha dato la ricchezza,
50siatene liberale ad un meschino
che sta per impiccarsi a una cavezza.
     Siatevi certo che il Figliuol divino
vi renderá nel cielo un qualche giorno
ampissimo tesor per un quattrino.
     55— Ma! e la mia piazza?— La mia piazza un corno:
voi vi fate una piazza in paradiso
col tornii alla miseria ed allo scorno.
     Voi me li fate avere in casa Riso
prima di questa sera se potete,
60ch’io non oso venirvi innanzi al viso.
     Entro ad un libro voi li riponete,
perché nessuno se ne avvegga, e quello
in una carta poi lo ravvolgete;