Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
IV
IL TRIONFO DELLA SPILORCERIA
Io men giá tutto sol, pensoso e stanco
giá di cercare al mio compor soggetto;
quand’io posai su l’erba il debil fianco.
Ed ecco sopra un carro d’oro eletto
5una donna venir per la campagna
di panni sbricia e magherá d’aspetto.
Dietro a colei vid’io una turba magna
di genti d’ogni clima e d’ogni guisa,
che l’assomiglia insieme e l’accompagna,
10Era la vista mia del tutto fisa
a mirar la gran calca che venia;
quando un gran raglio mossemi le risa.
Io mi volsi a guardar lá donde uscia
raglio siffatto; e duo mulacce io scorsi
15condur quel carro, e zoppiccar per via.
Levaimi da sedere, e quivi io corsi:
ma ognuna intorno a sé lo stuol dirada
cacciandosi la fame a calci e a morsi.
La donnicciuola in su quel carro agghiada:
20e benché sia di quel popol signora,
par che non mangi mai fieno né biada.
Ella guardas’intorno ad ora ad ora,
com’uom che teme di smarrir qualcosa;
e tutto ha in copia, e pur vorrebbe ancora.
25Spesso appoggiata a un bastoncel pensosa
stassi contando in su le dita, e spesso
il riso accenna, e rider poi non osa.