Pagina:Parini, Giuseppe – Poesie, Vol. I, 1929 – BEIC 1889888.djvu/99

si che con legge il naturai calore
v’arda temprato e al digerir ti vaglia,
scegli il brun cioccolatte, onde tributo
135ti dá il guatimalese e il caribbèo,
c’ha di barbare penne avvolto il crine;
ma, se noiosa ipocondria t’opprime,
o troppo intorno a le vezzose membra
adipe cresce, de’ tuoi labbri onora
140la nettarea bevanda ove abbronzato
fuma et arde il legume a te d’Aleppo
giunto e da Moca, che di mille navi
popolata mai sempre insuperbisce.
Certo fu d’uopo che dal prisco seggio
145uscisse un regno, e con ardite vele,
fra stianiere procelle e novi mostri
e teme e rischi ed inumane fami,
superasse i confin per lunga etade
inviolati ancora; e ben fu dritto
150se Cortes e Pizzarro umano sangue
non istimár quel ch’oltre l’Oceano
scorrea le umane membra, onde, tonando
e fulminando, alfin spietatamente
balzaron giú da’ loro aviti troni
155re messicani e generosi Incassi;
poiché nuove cosi venner delizie,
o gemma de gli eroi, al tuo palato.
Cessi ’l cielo però, che in quel momento
che la scelta bevanda a sorbir prendi,
ióo servo indiscreto a te improvviso annunzi
il villano sartor, che, non ben pago
d’aver teco diviso i ricchi drappi,
oso sia ancor con polizza infinita
a te chieder mercede. Ahimè! che fatto
165quel salutar licore agro e indigesto
tra le viscere tue, te allor farebbe
e in casa e fuori e nel teatro e al corso