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egloghe pescatorie 73


     100ma perché del mio strazio a te si caro
non potrai saziar quel fiero petto,
in crudeltá si mostruoso e raro.
     Sotto qual clima e sotto quale aspetto
di fiera stella il primo di vedesti,
105e qual tana ti diè la culla e ’l tetto?
     Certo in mezzo del mare, empia, nascesti
fra l’orche e le balene e le pistrici,
e dalle poppe loro il latte avesti;
     e fra i pesci dell’uomo i piú nemici
110conversasti mai sempre, e l’ariete,
la tuli e lo scorpion ti furo amici.
     Ma poss’io perder la piú bella rete,
se non ti penti un di di tanta asprezza,
poiché andate saran l’ore piú liete,
     115Allor maledirai la tua fierezza,
e ti dorrai di non avere il frutto
goduto a tempo della tua bellezza.
     Empia, ma che farai, poiché distrutto
fia lo splendor che subito si strugge,
120fuori die consumarti in rabbia e’n lutto?
     Siccome acciuga al foco, si distrugge
vostra frale beltá, donne superbe,
e com’onda del mar sen passa e fugge.
     Abbi dunque pietá delle mi’ acerbe
125pene, o leggiadra pescatrice e bella,
e vieni meco a riposar sull’erbe.
     Cosí non ti dirò piú cruda e fella,
né delle fiere o dei marini pesci
piú dura, piú spietata e piú rubella.
     130Prendi l’esca e la canna, o bella, ed esci
qui dove io giaccio in su la mia barchetta,
e in quest’acqua i tuo’ rai confondi e mesci.
     Qui l’onda pura, cristallina e schietta
a far preda di lucci e di carpioni
135le pescatrici e i pescatori alletta.