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58 alcune poesie di ripano eupilino


     Oh ve’ che spaventosa figuraccia
95faremo noi con quegli stocchi in mano!
Affé ch’alle persone il cor s’addiaccia.
     Tu parrai un bargello, uno scherano;
perché quel tuo visin gli è propio buono
da spiritare un povero cristiano,
     100Oh via lasciamo, perch’io stanco sono,
di scriver giú di queste tantafere
che farebbon scoppiar di verno il tuono.
     E voi intanto, il mio buon messere,
state allegro, e aspettatevi che presto
105io conto di venirvi a rivedere.
     E se mai quella birba, quel capresto
d’Amor mi dona un becco d’un contento,
non mi vedrete piú doglioso e mesto;
     ma dentro nelle risa infino al mento,
110negli spassi, ne’gusti, ne’piaceri
vo’ sempre che ci stiam ficcati drento.
     E lasciamo gracchiare a questi seri
che gl’impacci si prendono del Rosso,
a questi sciocchi veri, veri, veri,
     115che’l canchero gli roda infin sull’osso.
Poscritta. Ser Finocchio ha ricevuto
le lettere, al barbier da voi lasciate,
     ed ancor egli vi fa un bel saluto,
cogli altri amici dalle passeggiate.

LXXXIX

[2]

     Signor curato, mi sono pure accorto,
e l’ho sentito del sicuro a dire,
che, s’io non fossi vivo, sare’morto;