25e in stuol d’amici numerato e casto,
tra parco e delicato al desco asside;
e la splendida turba e il vano fasto lieto deride;
che ai buoni, ovunque sia, dona favore: 30e cerca il vero; e il bello ama innocente;
e passa l’etá sua tranquilla, il core sano e la mente.
Dunque per che quella si grata un giorno
del giovin cui diè nome il dio di Deio 35cetra si tace; e le fa lenta intorno polvere velo?
Ben mi sovvien, quando, modesto il ciglio,
ei giá scendendo a me, giudice fea
me de’ suoi carmi: e a me chi dea consiglio: 40e lode avea.
Ma or non piú. Chi sa? Simile a rosa
tutta fresca e vermiglia al sol che nasce,
tutto forse di lui l’eletta sposa l’animo pasce. 45E di bellezza, di virtú, di raro
amor, di grazie, di pudor natio
l’occupa si, ch’ei cede ogni giá caro studio all’oblio.
Musa, mentr’ella il vago crine annoda, 50a lei t’appressa; e con vezzoso dito
a lei premi l’orecchio; e dille: e t’oda anco il marito:
— Giovinetta crudel; per che mi togli
tutto il mio D’Adda, e di mie cure il pregio, 55e la speme concetta, e i dolci orgogli d’alunno egregio?
Costui di me, de’ geni miei si accese
pria che di te. Codeste forme infanti
erano ancor, quando vaghezza il prese 60de’ nostri canti.