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334 le odi


     Ei gli audaci repressi
tenne con l’alma dignitá del viso;
135ei con dolce sorriso,
poi che del grado a sollevar gli oppressi
tutto il poter consunse,
a la giustizia i benefici aggiunse.
     E tal suo zelo sparse
140che grande a i grandi, al cittadino pari,
uom comune a i volgari,
rettor, giudice, padre a tutti apparse;
destando in tutti, estreme
cose, amicizia e riverenza insieme.
     145Ben chiamarsi beata
può, fra povere balze e ghiacci e brume,
gente cui sia dal nume
simil virtude a preseder mandata.
Or qual fu tua ventura,
150cittá, cui tanto il ciel ride e natura!
     Ma balsamo che tolto
vien di sotterra, e s’apre al chiaro giorno,
subitamente intorno
con eterea fragranza erra disciolto;
135tal che il senso lo ammira,
e ognun di possederne arde e sospira.
     Quale stupor, se brama
del nobil figlio al gran senato nacque;
e repente, fra Tacque
160onde lungi provvede, a sé il richiama?
Di tanto senno a i raggi
voti non sorser mai, altro che saggi.
     Non vedi quanti aduna
ferri e fochi su Tonda e su la terra
165vasto mostro di guerra
che tre imperi commette a la Fortuna:
e con terribil faccia
anco l’altrui securitá minaccia?