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v - l'innesto del vaiuolo 293


     Cosí l’eroe nocchier pensa, ed abbatte
20i paventati d’Ercole pilastri;
saluta novelli astri;
e di nuove tempeste ode il ruggito.
Veggon le stupefatte
genti dell’orbe ascoso
25lo stranier portentoso.
Ei riede; e mostra i suoi tesori ardito
all’Europa che il beffa ancor sul lito.
     Piú dell’oro, Bicetti, all’uomo è cara
questa del viver suo lunga speranza:
30piú dell’oro possanza
sopra gli animi umani ha la bellezza.
E pur la turba ignara
or condanna il cimento,
or resiste all’evento
35di chi ’l doppio tesor le reca; e sprezza
i novi mondi al prisco mondo avvezza.
     Come biada orgogliosa in campo estivo
cresce di santi abbracciamenti il frutto.
Ringiovanisce tutto
40nell’aspetto de’ figli il caro padre;
e dentro al cor giulivo
contemplando la speme
de le sue ore estreme,
giá cultori apparecchia, artieri e squadre
45a la patria d’eroi famosa madre.
     Crescete, o pargoletti; un di sarete
tu forte appoggio de le patrie mura,
e tu soave cura
e Iusinghevol’esca a i casti cori.
50Ma, oh dio! qual falce miete
de la ridente messe
le si dolci promesse?
O quai d’atroce grandine furori
ne sfregiano il bel verde e i primi fiori?