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22 | alcune poesie di ripano eupilino |
XXXIV
[Imitato da Anacreonte, ode XXVI]
Se di Bacco il liquor nel mio cervello
coll’ammirabil suo poter penètra,
ogni cura sen va noiosa e tetra;
giá mi par d’esser ricco e d’esser bello:
e vo cantando or questo carme or quello,
or sedendo su l’erba or s’una pietra,
e col pensier calco la terra e l’etra,
dominando il destin secondo e ’l fello.
Stia fra l’arme a pugnar pure il guerriere,
ch’io sol questo desio nel cor mi porto,
di contender tra ’l fiasco e tra ’l bicchiere.
Dammi la tazza pur, fanciullo accorto;
poiché, involto in un dolce almo piacere,
meglio è certo giacere ebbro che morto.
XXXV
[Imitato da Anacreonte, ode XII]
Rondinella garruletta,
se non taci, un giorno affé
io vo’ far sopra di te
un’asprissima vendetta.
Vo’ pigliarti stretta stretta,
e legarti per un piè;
poi far quel che Teseo fe’
con codesta tua linguetta.
L’alba in ciel non anco appare,
che con querula favella
tu ne vieni a risvegliare.
Or che dorme la mia bella,
guarda ben, non la destare,
garruletta rondinella.