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appendice i 265


pietá! — gridari gli amanti: — or se tu parti,
come sentir la cara vita, o come
40piú lunghi desiarne i giorni e l’ore? —
Né giá in van si gridò. La gradi mano
verso l’omero armato Amor levando,
rise un riso vezzoso; indi un bel mazzo
de le carte che Felsina colora
45tolse da la faretra, e — Questo, — ei disse, —
a voi resti in mia vece. — Oh meraviglia!
Ecco que’ fogli, con diurna mano
e notturna trattati, anco d’amore
sensi spirano e moti. Ah se un invito,
50ben comprese giocando e ben rispose
il cavalier, qual de la dama il fiede
tenera occhiata che nel cor discende;
e quale a lei voluttuoso in bocca
da una fresca rughetta esce il sogghigno!
55Ma se i vaghi pensieri ella disvia
solo un momento, e il giocatore avverso
util ne tragge, ah! il cavaliere allora
freme geloso, si contorce tuttofa
irrequieto scricchiolar la sedia;
60e male e violento aduna, e male
mesce i discordi de le carte semi,
onde poi l’altra giocatrice a manca
ne invola il meglio: e la stizzosa dama
i due labbri aguzzando il pugne e sferza
65con atroce implacabile ironia,
cara a le belle multilustri. Or ecco
sorger fieri dispetti, acerbe voglie,
lungo aggrottar di ciglia, e per piú giorni
a la veglia, al teatro, al corso, in cocchio,
70trasferito silenzio. Al fin, chiamato
un per gran senno e per veduti casi
Nestore tra gli eroi famoso e chiaro,
rompe il tenor de le ostinate menti
con mirabil di mente arduo consiglio.
75Cosí ad onta del tempo, or lieta or mesta
l’alma coppia d’amarsi anco si finge,
cosí gusta la vita. Egual ventura