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iii - il vespro 139


490tra il dubbio giorno a custodirla in tanto
che solinga rimase. O sommi numi,
sospendete la notte: e i fatti egregi
del mio giovin signor splender lasciate
al chiaro giorno. Ma la notte segue
495sue leggi inviolabili, e declina
con tacit’ombra sopra l’emispero;
e il rugiadoso piè lenta movendo,
rimescola i color vari infiniti,
e via gli sgombra con l’immenso lembo
500di cosa in cosa: e suora de la morte
un aspetto indistinto, un solo volto
al suolo, ai vegetanti, agli animali,
ai grandi ed a la plebe equa permette;
e i nudi insieme e li dipinti visi
505de le belle confonde e i cenci e l’oro:
né veder mi concede all’aere cieco
qual de’ cocchi si parta o qual rimanga
solo all’ombre segrete: e a me di mano
tolto il pennello, il mio signore avvolge
510per entro al tenebroso umido velo.