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iii - il vespro 133


275ad un tempo amendue cadono a piombo
sopra il sofá. Qui l’una un sottil motto
vibra al cor dell’amica: e a i casi allude
che la fama narrò; quella repente
con un altro l’assale. Una nel viso
280di bell’ire s’infiamma: e l’altra i vaghi
labbri un poco si morde: e cresce in tanto
e quinci ognor piú violento e quindi
il trepido agitar de i duo ventagli.
Cosí, se mai al secol di Turpino
285di ferrate guerriere un paro illustre
si scontravan per via, ciascuna ambiva
l’altra provar quel che valesse in arme;
e dopo le accoglienze oneste e belle
abbassavan lor lance, e co’ cavalli
290urtavansi feroci; indi, infocate
di magnanima stizza, i gran tronconi
gittavan via de lo spezzato cerro,
e correan con le destre a gli elsi enormi.
Ma di lontan per l’alta selva fiera
295un messagger con clamoroso suono
venir s’udiva galoppando; e l’una
richiamare a re Carlo, o al campo l’altra
del giovane Agramante. Osa tu pure,
osa, invitto garzone, il ciuffo e i ricci
300si ben finti stamane all’urto esporre
de’ ventagli sdegnati: e a nuove imprese
la tua bella invitando, i casi estremi
de la pericolosa ira sospendi.
     Oh solenne a la patria, oh all’orbe intero
305giorno fausto e beato, al fin sorgesti,
di non piú visto in ciel roseo splendore
a sparger l’orizzonte! Ecco la sposa
di ramni eccelsi l’inclit’alvo al fine
sgravò di maschia desiata prole
310la prima volta. Da le lucid’aure