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ii - il meriggio 223


da duo dadi gittati attendon, pronte
gli spazi ad occupar, e quinci e quindi
pugnar contrarie. Oh cara a la Fortuna
1140quella che corre innanzi all’altre; e seco
trae la compagna, onde il nemico assalto
forte sostenga! Oh giocator felice
chi pria l’estrema casa occupa, e l’altro
de gli spazi a sé dati ordin riempie
1145con doppio segno! Ei trionfante allora
da la falange il suo rivai combatte;
e in proprio ben rivolge i colpi ostili!
Al tavolier s’assidono ambidue,
l’amante cupidissimo e la ninfa.
1150Quella una sponda ingombra, e questi l’altra.
Il marito col gomito s’appoggia
all’un de’ lati; ambo gli orecchi tende,
e sotto al tavolier di quando in quando
guata con gli occhi. Or l’agitar de i dadi
1155entro a’sonanti bossoli comincia;
ora il picchiar de’ bossoli sul piano;
ora il vibrar, lo sparpagliar, l’urtare,
il cozzar de i duo dadi; or de le messe
rotelle il matellar. Torcesi e freme
1160sbalordito il geloso: a fuggir pensa,
ma rattienlo il sospetto. IL fragor cresce,
il rombazzo, il frastono, il rovinio.
Ei piú regger non puote, in piedi balza,
e con ambe le man tura gli orecchi.
1163Tu vincesti, o Mercurio. Il cauto amante
poco disse, e la bella intese assai.
     Tal ne la ferrea etá, quando gli sposi
folle superstizion chiamava all’arme,
giocato fu. Ma poi che l’aureo venne
1170secol di novo; e che del prisco errore
si spogliáro i mariti, al sol diletto
la dama e il cavalier volsero il gioco,