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ii - il meriggio 217


spesso le tasche. Oh come il vate amico
te udrá, maravigliando, il sermon prisco
o sciogliere o frenar qual piú ti piace:
e per la sua faretra, e per li cento
925destrier focosi che in Arcadia pasce,
ti giurerá che di Donato al paro
il diffidi sermone intendi e gusti.
     E questo ancor di rammentar fia tempo
i novi sofi che la Gallia o l’Alpe
930ammirando persegue; e dir qual arse
de’ volumi infelici, o andò macchiato
d’infame nota; e quale asilo appresti
filosofia al morbido Aristippo
del secol nostro; e qual ne appresti al novo
935Diogene dell’auro sprezzatore
e della opinione de’ mortali.
Lor volumi famosi a te discesi
per calle obliquo, e compri a gran tesoro,
o da cortese man prestati, fièno
940lungo ornamento a lo tuo speglio innante.
Poi che brevi gli avrai scorsi momenti
ornandoti o la man garrendo indotta
del parrucchier; poi che t’avran piú notti
conciliato il facil sonno, al fine
945anco a lo speglio passeran di lei
che comuni ha con te studi e liceo,
ove togato in cattedra elegante
siede interprete Amore. Or fia la mensa
il favorevol loco onde al sol esca
950de’ brevi studi il glorioso frutto.
Chi por freni oserá d’inclita stirpe
all’animo, alla mente? Il vulgo tema
oltre natura: e quei, cui dona il vulgo
titol di saggio, mediti romito
955il ver celato; e al fin cada adorando
la sacra nebbia che lo avvolge intorno.