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ii - il meriggio 211


705per natura o per arte; a cui Ciprigna
róse le nari, o sale impuro e crudo
snudò i denti ineguali. Ora il distingue
risibil gobba, or furiosi sguardi,
obliqui o loschi: or rantoloso avvolge
710fra le tumide fauci ampio volume
di voce che gorgoglia ed esce al fine
come da inverso fiasco onda che goccia;
or d’avi, or di cavalli, ora di Friní
instancabile parla; or de’ celesti
705le folgori deride. Aurei monili,
e nastri e gemme, gloriose pompe,
l’ingombran tutto: e gran titolo suona
dinanzi a lui. Qual piú tra noi risplende
inclita stirpe ch’onorar non voglia
720d’un ospite si degno i lari suoi?
Ei però col compagno ammessi fièno
di Giuno a i fianchi: e tu lontan da lei
co’ Silvani capripedi n’andrai
presso al marito; e pranzerai negletto
725col popol folto de gli dèi minori.
Ma negletto non giá da gli occhi andrai
de la dama gentil, che, a te rivolti,
incontreranno i tuoi. L’aere a quell’urto
arderá di faville: e Amor con l’ali
730l’agiterá. Nel fortunato incontro
i messagger pacifici dell’alma
cambieran lor novelle: e alternamente
spinti, ritorneranno a voi con dolce
delizioso tremito su i cori.
735Allor tu le ubbidisci; o se t’invita
le vivande a gustar, che a lei vicine
l’ordin dispose; o se a te chiede invece
quella che innanzi a te sue voglie pugne
non col soave odor, ma con le nove
740leggiadre forme onde abbellir la seppe