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134 la prima forma del giorno


Oh di mente acutissima dotate
mamme del suo palato! oh da’ mortali
invidiabil anima, che siede
tra la mirabil lor testura, e quindi
460l’ultimo del piacer deliquio sugge!
Chi piú saggio di lui penètra e intende
la natura migliore? o chi piú industrie
converte a suo piacer l’aria, la terra,
e ’l ferace di mostri ondoso abisso?
465Qualor s’accosta al desco altrui, paventano
suo gusto inesorabile le smilze
ombre de’ padri, che per l’aria lievi
s’aggirano, vegliando ancora intorno
ai ceduti tesori; e piangon, lasse!
470le mal spese vigilie, i sobri pasti,
le in preda all’aquilon case, le antique
digiune rozze, gli scommessi cocchi,
forte assordanti per stridente ferro
le piazze e i tetti: e lamentando vanno
475gl’invan nudati rustici, le fami
mal desiate, e de le sacre toghe
l’armata in vano autoritá sul vulgo.
     Chi siede a lui vicin? Per certo il caso
congiunse accorto i due leggiadri estremi,
480perché doppio spettacolo campeggi;
e l’un dell’altro al par piú lustri e splenda.
Falcato dio degli orti, a cui la greca
Lámsaco d’asinelli offrir solea
vittima degna, al giovine seguace
485del sapiente di Samo i doni tuoi
reca sul desco: egli ozioso siede,
dispregiando le carni; e le narici
schifo raggrinza, in nauseanti rughe
ripiega i labbri, e poco pane intanto
490rumina lentamente. Altro giammai
a la squallida fame eroe non seppe