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6 alcune poesie di ripano eupilino


II

     Candido in cielo e di be’ raggi adorno
splendeva il sole oltre l’usato stile,
e vestivas’ il colle e ’l prato umile
d’ogni fior piú leggiadro intorno intorno:
    qual su’ rami d’un faggio e qual d’un orno,
ogni augel piú canoro e piú gentile
s’udia cantar, sicché ’l piú oscuro e vile
facea col canto a Filomena scorno:
     per le frondi degli alberi battea
Zefiro l’ali, e ogni ruscel piú mondo
saltellando tra’ sassi al mar correa:
     e con piú dolce volto e piú giocondo
ridea Cupido e l’amorosa dea,
il di che nacque la mia donna al mondo.

III

     Il dí che nacque la mia donna al mondo,
dal lavoro immortai stupita sorse
la madre delle cose, e ’l guardo torse
a mirar lo spettacolo giocondo.
    Indi, volgendo il grave ciglio a tondo,
fiso le luci nell’etá trascorse:
di poi, sorpresa e di sé stessa in forse,
fin del suo centro le calò nel fondo.
     Poi disse: — E qual si nobile fattura
dell’antiche bellezze e delle nove
gl’illustri pregi alteramente oscura?
     E di qual parte si gran donna move,
che coll’alta beltá vince natura?
Se nel ciel non è fatta, i’ non so dove. —