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il dilicato miniator di belle,
ch’è de la corte d’Amatunta e Pafo
675stipendiato ministro, atto a gli affari
sollecitar dell’amorosa dea.
Impaziente or tu l’affretta e sprona,
perché a te porga il desiato avorio
che de le amate forme impresso ride;
680o che il pennel cortese ivi dispieghi
Palme sembianze del tuo viso, ond’abbia
tacito pasco, allor che te non vede,
la pudica d’altrui sposa a te cara;
o che di lei medesima al vivo esprima
685l’imagin vaga; o, se ti piace, ancora
d’altra fiamma furtiva a te presenti
con piú largo confin le amiche membra.
Ma poi che al fine a le tue luci esposto
fui il ritratto gentil, tu cauto osserva
690se bene il simulato al ver risponda,
vie piú rigido assai se il tuo sembiante
esprimer denno i colorati punti
che l’arte ivi dispose. Oh quante mende
scorger tu vi saprai! Or brune troppo
695a te parran le guance; or fia ch’ecceda
mal frenata la bocca; or qual conviensi
al camuso etiòpe il naso fia.
Ti giovi ancora d’accusar sovente
il dipintor che non atteggi industre
700l’agili membra e il dignitoso busto,
o che con poca legge a la tua imago
dia contorno o la posi o la panneggi.
È ver, che tu del grande di Crotone
non conosci la scuola, e mai tua mano
705non abbassossi a la volgar matita,
che fu nell’altra etá cara a’ tuoi pari,
cui sconosciute ancora eran piú dolci
e piú nobili cure, a te serbate.