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sommo nume de’ grandi, e pria d’ogn’altro
565larga otterrai del tuo lavor mercede.
Or, signore, a te riedo. Ah non sia colpa
dinanzi a te, s’io travviai col verso,
breve parlando ad un mortai cui degni
tu degli arcani tuoi. Sai che a sua voglia
570questi ogni di volge e governa i capi
de’ piú felici spirti; e le matrone,
che da’ sublimi cocchi alto disdegnano
volgere il guardo a la pedestre turba,
non disdegnan sovente entrar con lui
575in festevoli motti, allor ch’esposti
a la sua man sono i ridenti avori
del bel collo e del crin l’aureo volume.
Perciò accogli, ti prego, i versi miei
tuttor benigno; et odi or come possi
580l’ore a te render graziose, mentre
dal pettin creator tua chioma acquista
leggiadra o almen non piú veduta forma.
Picciol libro elegante a te dinanzi
tra gli arnesi vedrai, che l’arte aduna
585per disputare a la natura il vanto
del renderti si caro agli occhi altrui.
Ei ti lusingherá forse con liscia,
purpurea pelle, onde fornito avrallo
o mauritano conciatore o siro;
590e d’oro fregi dilicati e vago
mutabile color che il collo imiti
de la colomba, v’avrá posto intorno
squisito legator batavo o franco.
Ora il libro gentil con lenta mano
595togli: e non senza sbadigliare un poco,
aprilo a caso, o pur lá dove il parta
tra una pagina e l’altra indice nastro.
O de la Francia Proteo multiforme,
Voltaire, troppo biasmato, e troppo a torto