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NOVELLA VI

Gualtiero dalla Volta, volendo intrare in casa de l’amata, còlto in iscambio d’un cugnato di lei, da quattro è assaltato; e, da suo marito poscia diffeso, è condotto ove egli intrar voleva, dove quello fa per che fare era venuto.

Fu adunque nella cittá di Genova un gentiluomo, chiamato Nicolò degli Adorni, il quale una bellissima moglie aveva, che detta era per nome Lucrezia, bella e gentile quanto altra nella detta cittá se ne potesse vedere. Era costei vagheggiata e stimolata troppo fieramente da un leggiadrissimo giovane bolognese, nominato Gualtiero dalla Volta, al quale per un tempo l’onesta giovane repulsa diede; ma alla fine, vinta dalla lunga servitú fattale da esso Gualtiero e dalla bellezza, forse allora in Genova senza pari, e similmente dalle infinite virtú e accorte maniere del giovane, le si diede in preda. Talché ad altro non pensava che a trovar commodo di compiacerli, il qual in guisa veruna aver non sperava, se il marito fuor della cittá non ne giva; la qual gita non pensava anco che egli senza lei far dovesse, come quella che gelosissimo e sospettosissimo il conosceva. Ma Amore, che i suoi fedeli sempre a desiderato fine conduce, tosto fe’ si che Nicolò doppo poco spazio fu preso della bellezza di una contadinella, figliuola d’uno suo castaido; onde egli piú dell’usato incominciò a visitare la villa, senza condurvi la moglie, temendo non poter non far ch’ella non n’avesse del suo amore a sospettare: la qual cosa tornò troppo bene agli amanti, giá per lettere e ambasciate benissimo d’accordo d’ogni altra cosa fra loro. Ora avenne che, essendo il marito ornai quattro e sei volte andato alla villa, senza pur trarne alla Lucrezia una sol volta motto di condurlavi, e

G. Parabosco, Opere vane.

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