Pagina:Parabosco, Girolamo – Novellieri minori del Cinquecento, 1912 – BEIC 1887777.djvu/57

sepolto giá quattro giorni stato: io similmente ho voluto a vostro essempio, quasi in forma, rapresentarvi il morto Lazaro; accioché, vedendo me in questo forziere, che altro non significa che il sepolcro dove egli morto era stato posto, vi moviate con maggiore affetto a considerare la miseria umana; e, riguardando me in camicia, conosciate che alla fine altra cosa non arecchiamo sotterra di tutto il nostro avere. Alla qual cosa se affettuosamente penserete, vi sará forse di grandissimo cambiamento di vita cagione. Credete voi che io da iersera a questa ora sia mille volte e piú come Lazaro morto e resuscitato, considerando la miseria mia? Mai si, che gli è il vero. Pensate adunque che ogni persona vivente convien che si muoia, e ricorrere a Colui che ci può resuscitare. Ma prima siate morti alle concupiscenze, alle avarizie, alle rapine, e finalmente a tutti quei peccati ai quali indurre vi possono questi sensi corporali, fierissimi nemici dell’anima nostra; e sopra ogni cosa lasciate di tentare le mogli altrui, ché Iddio di questi pochi ne tra’ di sepoltura, dico di quelli che malamente con loro s’impacciano. — Con tai e altre parole e ammaestramenti il buon frate diede fine alla predica. Della quale invenzione egli fu da tutti gli aretini sommamente lodato, ma sopra tutti da Girolamo e dal compagno, che quindi, per vedere qual fine la novella avesse, erano ridotti. I quali di maravigliosa prontezza e ingegno lo giudicarono, facendo tra loro le maggior risa del mondo del persuadere che egli aveva fatto al popolo che non tentasse le mogli altrui. E in ricompensa di ciò Girolamo non ne volle altra vendetta pigliare, ma non si lasciò piú mai né lui né altro simile manigoldo porre il piede in casa.

Fu da ciascuno sommamente lodata la novella dell’Aretino; la quale finita che fu, disse il Molino: — Messer Pietro, se pure desideravate che doppo questa vostra leggiadra novella si contendesse alcuna cosa sopra de’ frati, voi dovevate, cosi come male n’avete detto, dirne bene e pigliarne la diflesa, ché n’avreste avuto qualche parola contra, e sarebbe apunto stata impresa degna del vostro ingegno, il quale sempre piú s’ac