Pagina:Parabosco, Girolamo – Novellieri minori del Cinquecento, 1912 – BEIC 1887777.djvu/55

imbalsamarsi n’andò, per meglio alla donna piacere e ancora per fuggire quel fetore di che quasi tutti naturalmente cosi ammorbano, che meglio una carogna si può sopportare. Dall’altro lato, Emilia ogni cosa al marito raccontò; il quale, di nuovo avendole ricordato ciò che a fare aveva, fuor di casa se n’usci e a cena con un suo fedelissimo amico n’andò. Venuta l’ora terminata, il buon frate all’uscio della casa di Emilia si ritrovò, e da lei, si come avevano posto ordine insieme, fu aperto e messo dentro, e chetamente fu ad alto condotto nella stanza ove ella e il marito dormivano: nel qual luogo giunti, ella, dicendogli che fratanto i panni di dosso si spogliasse, si parti con iscusa di voler prima fare alcuni suoi servigi che a lato a lui si coricasse; e questo fece accioché egli pure agio non avesse di prenderne da lei un bacio solo. Non era appena il misero tratto in camicia, che Girolamo, che fuor della porta la spia fatta gli aveva in compagnia di quel suo amico con cui cenato aveva e al quale ogni cosa aveva manifestato, picchiò la porta con uno strepito grandissimo: al qual picchiare subitamente Emilia, al balcone gittatasi, dimandò chi fosse, simulando tuttavia grandissimo timore. Alla quale Girolamo rispose che facesse aprire, ché era suo marito. Per che ella, chiamandosi disfatta e morta, colá nella camera, correndo, n’andò, dove il frate, da vari pensieri e timori combattuto, come morto se ne stava. Al quale ella disse: —Su! padre, ché noi siam morti. Io non so in qual modo la cosa si stia. Mio marito, che quinci lontano diece miglia credeva io che fosse, ora picchia la porta, come voi potete aver sentito. Di grazia, poiché altro rimedio non c’è, intrate in cotesto forziere — mostrandogline uno grande — e quivi ve ne stiate fin ch’io veggia ciò che n’ha da essere. Io in altra parte, al meglio ch’io potrò, i vostri panni nasconderò. Sallo Iddio che assai piú della Vostra Paternitá che della vita mia mi cale. — Il misero, che a mal passo condotto si vedeva, fece cosi quanto la donna gl’impose. Si levòrno fratanto i fanti e le fantesche, e la porta al padrone aprirono. Il quale, fingendo essere stato assalito fuor di Arezzo, con il compagno insieme, da alcuni masnadieri, disse essere ritornato indietro e aversi

G. Parabosco, Opere vane.

4