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qui, tuo fidatissimo compagno, si dispogli le vestimenta e ne venga con essa meco, ché io condurre lo voglio nella mia camera, donde pur ora me ne sono uscita, e quivi porlo in letto a canto a mio marito, per rispetto che, se esso mio marito, come spesso suol fare, dimenandosi od in qua od in lá, le gambe o le braccia traesse, senta avere alcuna persona appresso, che crederá ch’io quella sia. E questo può Alessio, cosi sicuramente come nello stesso suo letto, fare. Percioché l’uso di mio marito è di dormire sempre insino al giorno di si fatta maniera, che non lo sveglierebbe il terramoto. Ma perch’io lo faccio, la cagione n’ho detta poco innanti. Io prometto a lui, in guiderdone di cosi grande e amorevole servigio, di fare si che non s’oscurerá dimane, che egli nelle braccia averá la desiata donna; e, quando egli non voglia ciò consentire, rimanetevi d’amarci, perché noi di fare il simile ci sforzeremo, posciaché ogni altra via che questa di goderci ci è tolta. —

Parve nel principio alquanto duro il partito ad Alessio; ma, dal compagno Lucio stimolato, e dal timore di perdere l’amata donna Spaventato, e appresso aitato dalla speranza, che dalle parole della Isabella egli aveva giá dentro dal suo petto conceputa, di godern’ ogni amoroso piacere, il tutto giurò di fare, ancoraché certo fusse stato di lasciarvi la vita; della qual cosa infinitamente e lodato e ringraziato dallo amico e dalla donna ne fu. Trattosi adunque subitamente i panni fuori e in bella camicia restato, dietro alla donna, che giá il passo verso la camera del marito moveva, s’inviò. Condusselo la buona femina finalmente nel proprio letto, nel quale chetamente coricar lo fece, e poscia della camera se n’uscio e a recarsi in braccio al suo amante se n’andò, lasciando Alessio con promessa di tosto a lui far ritorno e quindi trarlo sicurissimamente. Il quale Alessio tuttoché fosse il piú amorevole compagno che fosse al mondo, non però potè tanto l’amorevolezza sua, quantunque grandissima fosse, che egli fra poco spazio non si dolesse e ramaricasse di esservisi lasciato córre. Egli, timoroso, appena respirar osava, e ogni poco di movimento che egli o per lo letto o per la camera, o strider d’uscio o di finestra o soffiar di vento sentiva,