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alle voglie sue consentire, non si vergognò costui di farle forza e tòrle l’onore della sua pudicizia. Per la qual cosa, avendo in questo modo la reina dal centurione ricevuta si grave ingiuria e non potendola sofferire, anzi rivolgendola l’alterezza dell’animo suo, con gran disdegno aspettò tempo di vendicarsene. Laonde, essendole stata per lo suo riscatto imposta taglia di una certa quantitá di danari, poiché la somma in che s’erano convenuti sopravenne, dove ai parenti di lei aveva il centurione mandato a dire che a riscattarla venissero, sciolta che fu la reina dalle catene dove stava prigione, si tirò con i suoi da canto, e impose a quelli che Poro al centurione annoverato e assegnato fusse. A che mentre stava lo avaro centurione tutto intento, Chiomara, nel concetto sdegno raccesa, a lei parendo che fusse venuto il tempo di vendicarsi della ricevuta offesa, parlando nel proprio idioma, da’ nimici non inteso, comandò a’ suoi che di dietro per le reni il centurione ferissero. E, dipoi che costoro misero ciò ad effetto, gli fece subito spiccare la testa dal busto, e, quella messasi in grembo, portandonela, se n’andò senza alcuna offesa ai suoi; e, appresentatasi al marito davanti con quella testa in mano, la gittò ai piedi di lui. Di che stupefatto Ortiagonte, essa gli raccontò la forza che le era dal centurione romano stata fatta, e in che guisa ne avea preso vendetta, cosi dicendo: — Eccomi, signor mio, dalle catene sciolta, che in servirti! mi stringevano, e dalle mani libera degli inimici vostri. Eccovi questo capo, che io v’ho gittato a’ piedi, manifesto segno della romana rabbia e della crudeltá. Eccovi il segno della mia pudicizia e ’l prezzo del mio tolto onore, che la virtú romana, la quale in ogni parte è conosciuta per fama, macchiata da libidine mi ha dato. Io credea veramente, posciaché la fortuna ha voluto abbattere il regno nostro e opprimer le forze, di cadere in servitú di quei romani, la virtú dei quali e la gloria è d’ogn’intorno si chiara e riguardevole; ma ho provato il contrario, da un de’ suoi centurioni guardata, il quale stimo anzi una selvaggia fiera che uomo romano. Questi, o perché si scordasse della virtú de’ suoi, overo perché tutti sieno di cotal natura e avezzi a queste cosi acerbe crudeltá, non è stato di avermi