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e dolori per voi sofferti io mi conoscessi in qualche parte degno d’essere aitato. Piacciavi, dunque, o sola speranza della vita mia, diligentemente considerare quanto ho per voi sofferto, che bene lo sapete, e aver pietade di me; e da questa occasione, che ora cosi, senza nessun nostro pensamento, ci porge il cielo onde sicuramente parlar ci possiamo, conoscere che dispiace alli dèi che io piú languisca, e che eglino averanno a male se crudele mi vi rendete. —

La donna, che, non men che bella, gentile era e cortese e che per lo adietro benissimo aveva conosciuto Lucio amarla di quel maggiore amore che possibil fusse, senza voler piú far la monna onesta che si bisognasse, cotale risposta gli diede: — Signor mio, io non posso né voglio negare di non essermi a mille segni avveduta voi portarmi amore infinito. 11 quale quanto maggiore ho conosciuto e giudicato, tanto piú saggio e valoroso ho istimato voi, posciaché non, come altri fanno, vi siete posto a rischio con mattinate, lettere o simili scioccherie, da fare o a me perder l’onore o a voi la vita. Avendo io adunque conosciuto l’amor vostro, non fa bisogno che dimostriate con parole quante poscia sicno state e come gravi le passioni ch’avete sofferte. Le quali tanto piú giudico acute e dolorose quanto manco avete avuto speranza di palesarle giamai. Oltre che, in me stessa le ho conosciute, come quella che non men fui presa dai costumi e dalla gentilezza vostra, che voi vi fosti della bellezza mia, se pur alcuna ne è in me. Sia ringraziato il cielo, che ci ha prestata occasione che, con poco anzi nessun nostro pericolo, ci siamo a ragionamento insieme ritrovati. Da ora innanzi voi sarete certo ch’io viva vostra, e che qualora mi s’appresenterá comoditá ond’io meglio ve ne possa assicurare, ch’io non abbia né a mettervi tempo di mezzo né a rimanermi di farlo. —

I ringraziamenti e le offerte, che all’incontro il giovane le lece, fora lungo a raccontarvi. Il quale, come vero e fedele amico, non lasciò di ricordare il caro Alessio, pregando la Isabella che volesse operar si che esso ancora, il quale allo estremo ardeva dello amore della compagna, ricevesse qualche mercede di cosi lunghi travagli; comendandolo per lo piú valoroso giovane e a

G. Parabosco, Opere vane.

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