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GIORNATA SESTA E ULTIMA

Ornai la nuova luce del mercole vegnente aveva fatta ogni parte chiara del nostro mondo, ma non ancora bene si vedevano a spuntare i raggi del sole; quando, doppo lo essersi inviato al luoco predetto il siniscalco, con ordine di quivi preparare il tutto, secondo il suo costume, partitisi parimente i giovani dalle lor case, tutti all’usato luoco ridotti si trovarono; e io appresso fra brieve spazio partitamente da loro vi giunsi. Ed entrato ch’io fui in casa, gli trovai tutti nel piacevole giardino spaziando andare. Onde, poiché buona pezza per quello si girono diportando, disse messer Fabio: — Signori, a me parrebbe che per oggi non si dovessero altrimenti trarre le sorti di chi si avesse a preporre al reggimento della giornata, conciosiacosaché, avendo voi statuito che ciascuno provi una volta il peso del reggimento, e avendo tutti quello avuto, fuorché uno, debita cosa è che a colui che resta, senza altra sorte attendere, il presente carico si dia; e questi è messer Fulvio. A lui adunque, come al principale di questo giorno, noi dobbiamo ubidire; ma con tal patto, che egli ancora di quello, di che voi contentati vi séte il giorno davanti, ci compiaccia, cioè di volere che si tratti della materia che nel fine dei passati ragionamenti principiò messer Muzio, la quale fu sovra i laudevoli e virtuosi atti delle donne. E, quantunque a lui stia il comandare per oggi, e d’ubidire altrui non sia tenuto, io so che per questa fiata la sua cortesia quel tanto gli fará piacere, che il mercole davanti voi tutti dimostraste che vi fosse in grado. — Avendo cosi detto messer Fabio, rispose messer Fulvio: — Avengaché, dal mercole passato in qua, di memoria