Pagina:Parabosco, Girolamo – Novellieri minori del Cinquecento, 1912 – BEIC 1887777.djvu/37

NOVELLA II

Dui giovani sanesi amano due gentildonne, l’uno de’ quali, perché l’altro l’amata si goda, entra in uno grandissimo pericolo, e poscia, d’un bellissimo inganno ravvedendosi, lietissimo si ritruova.

Non ha gran tempo — incominciò egli — che in Valenza, bella e famosa cittá di Spagna, furono dui giovani italiani, che quivi per lor mercatanzie erano venuti ad abitare, l’uno detto per nome Lucio e l’altro Alessio, e ambedue di patria sanesi. Costoro, percioché d’una stessa merce traficavano e usciti erano di una stessa patria, eran insieme grandissimi amici, talché di rado era l’uno senza l’altro veduto; onde si teneva per fermo essere tra loro una fratellanza troppo grande. Erano similmente ambedue lungamente stati di due belle e valorose gentildonne di quel paese innamorati, le quali non meno congiunte in amore e in amicizia erano tra esse, che si fussero i giovani fra loro. Aveva Lucio, che molto piú ne’ casi d’amore era del compagno accorto ed esperto, giá tentata ogni opera per ottener la grazia dall’amata donna; né in cosa alcuna aveva mancato di farle conoscere di portarle quel maggiore amore che a donna uomo avesse portato giamai. Ma, o che la donna non se ne rendesse certa, o che il commodo non avesse di compiacerli, o che se ne fusse cagione, mai altro che sguardi non aveva potuto aver da lei. Erano queste due gentildonne maritate a dui nobilissimi cavallieri: per la qual cosa non osavano i giovani tentare, né per via di lettere né di ambasciatrice, quello che sarebbe stato lor troppo caro; ma, involandone piú celatamente quel poco di vista